Scopertura di una lapide dedicata alla memoria di John Ciaccia, che a Jelsi, prima che emigrasse in Canada con la sorella e la madre, è nato e visse i primi anni della sua infanzia.

john ciaccia

 

John Ciaccia è nato a Jelsi da Pasquale e Maria Angiolina Sabatino il 4 marzo 1933 ed è morto a Montréal il 7 agosto 2018. È stato un avvocato e un politico che ha operato in Canada, dove è stato ministro e membro dell'Assemblea Nazionale del Quebec dal 1973 al 1998, rappresentando il Mount Royal per il Partito Liberale. Ha ricoperto vari incarichi nei gabinetti dei premier liberali Robert Bourassa e Daniel Johnson Jr., ed è stato ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali, degli Affari Internazionali, degli Affari Nativi e dell'Immigrazione e delle Comunità Culturali. Alla fine della sua carriera politica, Ciaccia è risultato essere il membro più longevo dell'Assemblea.

Nel corso degli anni in cui ha operato, gli sono state riconosciute a livello internazionale grandi capacità di mediazione e negoziazione, soprattutto si ricorda la soluzione della crisi di Oka, nel 1990, insieme al suo omologo federale, Tom Siddon. A Lui si deve la negoziazione con le Prime Nazioni ed ha rappresentato il principale riferimento politico dei nativi, i quali avevano di lui massima stima e fiducia. Il 12 agosto di quell’anno, come Ministro del Quebec, firma un accordo che garantisce ai nativi l'accesso al cibo, forniture mediche e consulenze spirituali e legali. A tale proposito, alla sua scomparsa, il capo indiano Joe Delaronde della tribù dei Mohawk di Kenehstake, così si esprimeva: “Ho sempre rispettato quell’uomo. Quando ha detto che ci avrebbe aiutato, non lo stava solo dicendo. Lo ha fatto davvero.”

L'ex premier del Quebec, Jean Charest, descrivendo la carriera politica di Ciaccia ha sottolineato le sue grandi capacità nell’aver "rivoluzionato le relazioni con i nativi e le comunità culturali del Quebec, privilegiando sempre un approccio improntato al rispetto."

Cresciuto in Québec (Canada), conosciuto come “Aquila bianca” tra i nativi americani, ha intrapreso gli studi fino a laurearsi in giurisprudenza, per iniziare la carriera politica dopo un’esperienza in un’azienda privata. È stato protagonista e testimone dell’impegno per l’integrazione, per il multiculturalismo e per la difesa dei diritti delle minoranze.

L’obiettivo che l’Amministrazione comunale di Jelsi si prefigge di raggiungere con la scopertura di una targa lapidea sul muro della casa al numero 50 in Piazza Umberto I, è ricordare l’origine e il luogo di partenza di questo uomo importante per la Comunità jelsese. In questa casa di Jelsi visse i primi anni della sua infanzia e nel 1988, con emozione e riconoscenza, tornando al suo paese di origine, questa volle visitare.

Il doveroso ricordo da parte dell’Amministrazione comunale di Jelsi e di altre istituzioni locali si inserisce in un discorso di valorizzazione e di riconoscimento degli uomini che maggiormente hanno dato lustro alla Comunità jelsese. Alla manifestazione, che si terrà il 28 agosto 2021 alle ore 18:00, si affianca anche la consegna di un simbolico riconoscimento a due imprenditori originari di Jelsi, distintisi nel Nord America, che saranno coinvolti nella scopertura della lapide relativa a Ciaccia. Si tratta di Joe Panzera, leader in America nel commercio di pietre lavorate e ceramica, e Nick Di Tempora, Presidente onorario della Mapei Corp, azienda leader mondiale nella produzione di adesivi, sigillanti e prodotti chimici per l'edilizia.

Jelsi ha vissuto fortemente le varie ondate migratorie in America. Dai cittadini emigrati ha ricevuto non solo attenzione come luogo d’origine ma anche un supporto finanziario rappresentato sia dalle rimesse ma anche dalle continue elargizioni di donazioni a favore di comitati-festa arrivate periodicamente ogni anno fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Possiamo ben dire che i contatti culturali e quelli familiari con gli jelsesi delle Americhe hanno da sempre rappresentato un importante canale per la ripresa e lo sviluppo del paese Jelsi.

Pertanto, valorizzare la memoria degli italiani che si sono distinti fuori dell’Italia e che hanno rivendicato la cultura di provenienza, pensiamo sia un atto dovuto, un atto di riconoscenza per chi nei tempi bui della nostra storia ha saputo offrire un supporto morale e finanziario per la ripresa della Comunità.

Riconoscere gli importanti traguardi degli jelsesi che si sono distinti nelle terre lontane, evidenziando i traguardi raggiunti che hanno fatto da traino per la cultura italiana all’estero, rappresentando un fondamentale esempio per il paese natìo, pensiamo sia doveroso per la storia della Comunità stessa ma soprattutto sia di aiuto per le nuove generazioni.

John Ciaccia ha saputo guidare le varie comunità canadesi, compresa quella molisana, in un mondo di civile e sana convivenza. Un mondo fatto di moralità e di politica che ha avuto come fondamenta il forte senso della difesa della cultura dei padri, l’accettazione del diverso e il rispetto delle minoranze, risultando modello di riferimento di italianità trapiantata.

Ha preferito dedicare le sue doti al bene della società tutt'intera, e rimane esempio nobile, basato sull'integrazione, sull'amore delle nuove patrie, il Québec e il Canada, e sull'intima fedeltà ai migliori valori della cultura d'origine.

Questo ci viene raccontato anche nella sua autobiografia: «il mio passato mai mi ha abbandonato. il bisogno del riconoscimento e dell'accettazione della mia cultura è rimasto sempre in me».[1] In alcune righe Claudio Antonelli, autore di origine istriana che lo ha conosciuto e che più ha scritto sulla sua persona, cercando di restituire un quadro della vita del politico jelsese, così si esprime: “John Ciaccia mi è apparso un modello nobile di italianità trapiantata, con il suo stile carismatico, il suo fare diretto e la sua sentita solidarietà con i più deboli, i diversi, i vinti. … [Ha avuto] un mondo di idee e di sentimenti, una dirittura, un'integrità, un rigore, un patriottismo così familiari e cari ai migliori tra la gente della mia origine. Con lui, il Sud e il Nord Italia si sono ritrovati fusi, e hanno incluso per me anche l'Est: l'Italia dell'Est, l'Italia delle fedeltà mai tradite, e di un'italianità anche difficile e sofferta per i nostri padri, soggetti austriaci, ma né da loro né da noi mai rinnegata.”

Sempre nella sua autobiografia, pubblicata tre anni prima della sua scomparsa, Ciaccia racconta soprattutto la sua carriera politica dal 1973 al 1998, svoltasi tutta nel Partito liberale quebecchese, occupando posti di rilievo tra cui quello di ministro. Da essa traspare un uomo che, oltre al rigore morale, cerca in politica di porsi come esempio, scegliendo uno stile, un modo di essere italiano, allontanando dalla sua persona l’idea rappresentata da luoghi comuni che spesso si associano agli italiani d’oltre oceano.

Nonostante tutto ciò, non ha mai mostrato distanza dalla comunità italiana canadese, sentendosi punto di riferimento della stessa.

Come personaggio di successo, appartenente ad un mondo di uomini arrivati, non ha mai abbandonato i suoi ideali utilizzando tutte le sue energie, le sue doti morali, professionali e politiche, per il bene della società tutt'intera. Il suo spessore umano così ha rafforzato in America l’immagine e la dignità stessa della comunità italiana.

Da quello che ci raccontano la cronaca e la cinematografia, si tende a ricordare gli italiani del Nord-America più per le loro posizioni di appartenenza ad associazioni illegali o per le loro presunte affiliazioni a tali gruppi, che ai buoni esempi di grandi uomini che hanno lavorato o lavorano in silenzio. Spesso sono i luoghi comuni di pizza, maccheroni, mandolino e mafia, ad avere la meglio.

Il nostro compito, come amministratori di una “Terra” e di una Comunità, è abbattere questi luoghi comuni e rafforzare la dignità di una popolazione che per ideali, per economia e per senso di miglioramento di se stessa, mette in evidenza i percorsi di vita di persone che nel tempo hanno indicato una strada che è degna di essere percorsa: la strada maestra, quella dei grandi uomini, che mai va abbandonata.

Per maggiori approfondimenti si veda la pagina in inglese su Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/John_Ciaccia

 


[1] ‘Call me Gianbattista’ - A Personal and Political Journey di John Ciaccia, McGill-Queen’s University Press, 2015.

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